La rinascita in soccorso della vita

Adriano Sannino

04-02-2015  

Il giorno 4 febbraio al Gruppo si è parlato dell'accordo che il Gruppo della Trasgressione ha fatto con la Croce Rossa italiana e con il Ministero della Giustizia, per far uscire, come volontari, i detenuti (anche ergastolani) che fanno parte del Gruppo della Trasgressione del carcere di Opera e di Bollate. Questo per permettere loro di riscattarsi e restituire qualcosa di importante alla società e a chi ne ha bisogno.

Io non sono un ergastolano anche se lo sono stato per diversi anni. Poi il mio ergastolo è stato commutato in 70 anni di reclusione. Oggi il mio fine pena è cambiato nuovamente, dal 2067 è passato al 2025 di cui, 20 anni già li ho scontati. Non sono qui per parlare del mio fine pena bensì, della grande opportunità che questo accordo regalerà alle persone detenute che hanno lavorato col Gruppo. Per me, condannato per aver commesso degli omicidi, far parte del Gruppo della Trasgressione e lavorare con la Croce Rossa è qualcosa di straordinario, di magico. Non trovo le parole per esprimere la grandezza dell'opportunità. Far parte di questi progetti a lungo termine non può che rendermi felice e responsabile allo stesso tempo.

Il primo pensiero che ci viene in mente è che prima davamo poca importanza alla vita umana, la vivevamo con disinteresse, superficialità, tanto che quando toglievamo la vita alle persone andavamo a brindare con le altre bestie come noi. Di questo e altro ci vergogniamo molto e portiamo un peso enorme sulla nostra coscienza. Ricordo il momento in cui, nell'aula del Tribunale, il Giudice mi diede l'ergastolo. L’ho vissuto con distacco, anzi, in quel preciso momento feci il buffone, lo spavaldo, per far vedere agli altri che non me ne fregava niente della condanna. In realtà indossavo una maschera.

Per me, che ho sporcato e tolto cose agli altri, fino al punto da togliere la vita alle persone, poter fare oggi qualcosa di utile e di significativo per le persone in difficoltà è una gioia immensa. Non potevo immaginare che un giorno avrei avuto tanta fiducia da potere essere a disposizione dell'altro. Di questo grande progetto della Croce Rossa ho parlato anche con mia mamma e i miei nipoti. Loro, contenti e meravigliati, mi hanno assalito con le loro belle domande: "Zio, davvero? E quanto partirà questo progetto? E dove andrai a fare volontariato? E con chi?".

Mi sembra un paradosso! Io che nel tempo passato ho ammazzato, ora mi cimento con tutte le mie forze per salvare la vita a chi si trova in difficoltà. Grazie alle persone che credono in me.